Riceviamo e pubblichiamo dal Prof. Andrea Vannini dell’Università degli Studi della Tuscia il seguente comunicato in merito alla Lymatria dispar:
<<Gli intensi attacchi di insetti defogliatori nei querceti del Comune di Monte San Biagio rientrano nell'ambito di eventi ciclici legati alle fluttuazioni delle popolazioni di questi insetti tra cui la Lymantria dispar. Attacchi di simile entità si registrano quest'anno al Parco del Circeo come in altre zone della nostra regione, ad esempio il Bosco Macchia Grande a Manziana, da dove mi è arrivata segnalazione ieri.
Inutile dire che questi insetti causano in brevissimo tempo un danno rilevante dovuto alla parziale o finanche completa defogliazione delle piante che in seguito dovranno dar fondo alle sostanze di riserva e riemettere nuovamente l'apparato fogliare in un evento comunemente chiamato 'seconda primavera'. Inoltre le larve rappresentano anche un potenziale pericolo per la popolazione a causa dell'effetto urticante che hanno a contatto con la pelle di individui sensibili (per cui si consiglia alle persone sensibili di non frequentare le aree infestate finché la fase larvale dell'insetto non si esaurisca, approssimativamente entro il mese di giugno).
Oramai il danno è fatto, eventi di questo genere si sono verificati frequentemente nel passato con andamenti ciclici che ritornano ogni 6-8 anni. E' tuttavia necessario monitorare l popolazione dell'insetto questo inverno per capire l'eventuale rischio per i prossimi anni e meditare su eventuali linee di intervento. A tal proposito ho già contattato i miei colleghi entomologi dell'Università della Tuscia per pianificare il monitoraggio ed eventuali linee di intervento. Attacchi ripetuti di tale intensità, seppur rari, potrebbero causare danni permanenti specialmente su superfici già indebolite da altri fattori come nel nostro caso i marciumi radicali da Phytophthora, l'impatto antropico e i cambiamenti climatici. Come in tutti i sistemi, se un evento traumatico si verifica su un paziente già 'debole' l'effetto deleterio si amplifica
Tutto questo rafforza la necessità di intervenire in maniera decisa sulla Sughereta di San Vito con l'obiettivo di aumentare la resilienza delle piante prima e, successivamente, nell'arco dei prossimi 5-10 anni, avviare un progetto di gestione selvicolturale sostenibile dell'area.
Ora, grazie alla sensibilità del Comune di Monte San Biagio, del Parco Monti Ausoni, delle associazioni e dell'Assessorato all'Ambiente della Regione Lazio Direzione Regionale Capitale Naturale, Parchi e Aree Protette, che ha messo a disposizione le risorse economiche necessarie, possiamo cominciare a lavorare tutti insieme per raggiungere l'obiettivo.
Colgo l'occasione per informarvi che abbiamo avviato la fase di mappatura da remoto dell'area della sughereta funzionale al monitoraggio delle aree critiche per a pianificazione degli interventi contro Phytophthora cinnamomi. Stiamo inoltre valutando la possibilità di estendere i trattamenti con fosfito di potassio anche ad aree al di fuori dei focolai di infezione, per aumentare in generale la resilienza delle piante a seguito dell'impatto di altri fattori come ad esempio le defogliazioni. Ricordo che questa molecola è un induttore di resistenza ma anche un efficace 'concime' per le piante.
Rimaniamo a disposizione per ulteriori approfondimenti.>>
Andrea Vannini
DIBAF - University of Tuscia
<<Gli intensi attacchi di insetti defogliatori nei querceti del Comune di Monte San Biagio rientrano nell'ambito di eventi ciclici legati alle fluttuazioni delle popolazioni di questi insetti tra cui la Lymantria dispar. Attacchi di simile entità si registrano quest'anno al Parco del Circeo come in altre zone della nostra regione, ad esempio il Bosco Macchia Grande a Manziana, da dove mi è arrivata segnalazione ieri.
Inutile dire che questi insetti causano in brevissimo tempo un danno rilevante dovuto alla parziale o finanche completa defogliazione delle piante che in seguito dovranno dar fondo alle sostanze di riserva e riemettere nuovamente l'apparato fogliare in un evento comunemente chiamato 'seconda primavera'. Inoltre le larve rappresentano anche un potenziale pericolo per la popolazione a causa dell'effetto urticante che hanno a contatto con la pelle di individui sensibili (per cui si consiglia alle persone sensibili di non frequentare le aree infestate finché la fase larvale dell'insetto non si esaurisca, approssimativamente entro il mese di giugno).
Oramai il danno è fatto, eventi di questo genere si sono verificati frequentemente nel passato con andamenti ciclici che ritornano ogni 6-8 anni. E' tuttavia necessario monitorare l popolazione dell'insetto questo inverno per capire l'eventuale rischio per i prossimi anni e meditare su eventuali linee di intervento. A tal proposito ho già contattato i miei colleghi entomologi dell'Università della Tuscia per pianificare il monitoraggio ed eventuali linee di intervento. Attacchi ripetuti di tale intensità, seppur rari, potrebbero causare danni permanenti specialmente su superfici già indebolite da altri fattori come nel nostro caso i marciumi radicali da Phytophthora, l'impatto antropico e i cambiamenti climatici. Come in tutti i sistemi, se un evento traumatico si verifica su un paziente già 'debole' l'effetto deleterio si amplifica
Tutto questo rafforza la necessità di intervenire in maniera decisa sulla Sughereta di San Vito con l'obiettivo di aumentare la resilienza delle piante prima e, successivamente, nell'arco dei prossimi 5-10 anni, avviare un progetto di gestione selvicolturale sostenibile dell'area.
Ora, grazie alla sensibilità del Comune di Monte San Biagio, del Parco Monti Ausoni, delle associazioni e dell'Assessorato all'Ambiente della Regione Lazio Direzione Regionale Capitale Naturale, Parchi e Aree Protette, che ha messo a disposizione le risorse economiche necessarie, possiamo cominciare a lavorare tutti insieme per raggiungere l'obiettivo.
Colgo l'occasione per informarvi che abbiamo avviato la fase di mappatura da remoto dell'area della sughereta funzionale al monitoraggio delle aree critiche per a pianificazione degli interventi contro Phytophthora cinnamomi. Stiamo inoltre valutando la possibilità di estendere i trattamenti con fosfito di potassio anche ad aree al di fuori dei focolai di infezione, per aumentare in generale la resilienza delle piante a seguito dell'impatto di altri fattori come ad esempio le defogliazioni. Ricordo che questa molecola è un induttore di resistenza ma anche un efficace 'concime' per le piante.
Rimaniamo a disposizione per ulteriori approfondimenti.>>
Andrea Vannini
DIBAF - University of Tuscia